“Oggi chi vuole la barca, la compra, la paga e se la porta via: una velocità che non ho mai visto”. Parola di Luigi Gambelli. patron di Timone Yacht, una delle realtà italiane più affermate nei servizi di nautica, dalla vendita al chartering e alla consulenza.
In barba al Covid l’industria nautica tiene grazie al fatto che chi se lo può permettere (e sono sempre di più a sentire gli addetti ai lavori) si concede il regalo, il giocattolo, per
tirarsi un po’ su il morale. Tanta voglia di resilienza è testimoniata dall’ esperienza di questi mesi proprio di un marchio doc come Timone Yacht.
Nata nelle Marche a Senigallia nel 1984 la società si è trasformata progressivamente da struttura di manutenzione barche ad autentico punto di riferimento della nautica italiana: da1 1992 è, infatti, dealer esclusivo di uno dei brand più prestigiosi, Azimut-Benelli, nelle aree d1 Triveneto, Emilia Romagna, Marche e Repubblica di San Marino, quindi per l’Austria e la Germania, grazie alla YachtWerk, lanewco creata dal patron di Timone, Luigi Gambelli, con il coinvolgimento della consociata tedesca Splendid Yachting. Il passo è stato lungo. ma tutt’altro che affrettato: quando nel 1992 Azimut scelse di orientarsi sulla società di Senigallia (ora con sedi anche a Fano, Rimini e
Lignano Sabbiadoro) lo fece proprio per l’affidabilità tecnica e la solidità finanziaria
e organizzativa della struttura, su cui si è innestato lo spirito imprenditoriale e il fiuto di Gambelli: Timone Yachts è diventata leader nella vendita di yachts di lusso, nelle attività di rimessaggio e in quella di refitting.
A questi segmenti si affianca il chartering con la Croazia e il segmento consulenza, che hanno fatto di Timone Yachts una delle più accreditate società di vendita in Italia.
Non a caso, in 30 anni di carriera, Timone ha fatto proprio 1.000, tanto quanto cioè il
numero di yacht venduti tra Italia e resto del mondo, soprattutto nell’usato. “Facciamo
girare 40 barche l’anno da 50 a 80 piedi, dai 15 ai 24 metri, in sostanza. Il 30% del nostro fatturato è dato da questa attività di rimessaggio. il resto è vendita di nuovo e usato per qualcosa che sfiora i 20 milioni di euro”, spiega Gambelli. Numeri che
hanno resistito anche nell ‘esercizio 2020 che inizia ad agosto 2019. “Il 2020 e stato un anno importante: abbiamo avuto un picco di ricavi da settembre a novembre poi la frenata, che non ci ha impedito di chiudere l’anno sostanzialmente stabili” sottolinea il patron. La crescita costante di Timone Yacht è stata qualcosa a cui Gambelli ha guardato bene anche dopo il 2008, la crisi finanziaria internazionale ha colpito duro anche l’industria nautica che, salita nel 2008 fino a 6.2 miliardi era scivolata ai
minimi storici di 2.8 miliardi del 2013. Mutate le necessità, Timone si è riversata sul brokeraggio per l’usato. soprattutto nei Paesi dove la crisi si è sentita di meno, dalla
Russia all’Asia sino agli Stati Uniti, puntando ancora di più sull’asset export e mantenendosi così in salvo, grazie alle ordinazioni che giungevano da Est, dalla Cina, da
Singapore, dalla Turchia e dagli Usa. Il futuro? “Stiamo lavorando per completare il progetto di consolidamento nella nuova struttura in Germania, strutturando questa azienda ogni giorno di più. Ma sono ambizioso – dice Gambelli – e sto pensando ad altre
mete. Qualche altro territorio, forse, tra un paio d’anni. Vorrei arrivare a vendere in giro per il mondo barche sopra gli 80 piedi, anche da 100 o 120 piedi, dai 30 ai 36 metri e oltre, insomma”, aggiunge Gambelli. Per il momento il patron si gode il ritorno all’acquisto dei clienti italiani a cui, quest’anno ha venduto barche da 50-60 piedi, per cifre che superano il milione di euro.
Franco Canevesio – Milano Finanza